Vorrei ma...... languisco

L'emozione del 2021: il "languishing"

Una sensazione indefinita ha iniziato a pervadere la popolazione di tutto il mondo nei mesi del post lock down. Mentre da una parte si assisteva ad un aumento delle competenze legate alla gestione della "situazione Covid",mettendo in campo risorse per permettere alle persone di riprendere piano piano e in sicurezza la loro quotidianità , dall'altra si assisteva alla nascita di un nuovo stato mentale "a metà", né felicità né depressione, non Benessere ma nemmeno malessere definito, che prende il nome di "languishing" ,languore, intesa come assenza di Gioia.

Prima di “languire”, abbiamo vissuto uno stato di profonda angoscia per l’inizio della pandemia, e ci siamo dovuti confrontare con diversi tipi di perdite: perdita di una persona cara, del lavoro, degli amici, dei momenti di svago, della libertà di poter scegliere. Le nostre vite sono state messe in stand-by, settimana dopo settimana abbiamo rallentato fino a raggiungere una condizione di  immobilità, caratterizzato da indifferenza e rassegnazione, una sorta di impotenza appresa, terreno fertile per l’insorgenza del languishing (Pope,2021)
Che cosa significa languishing?
Lo psicologo americano Adam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania e autore del libro “Think Again: The Power of Knowing What You Don’t Know”, in un articolo sul New York Times  ha dato un nome a questa condizione molto diffusa a seguito della pandemia: definisce il “languishing” uno stato di malessere, caratterizzato da immobilità, senso di vuoto, mancanza di voglia di fare e di progettualità; “è come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato, il languishing spegne le tue motivazioni e distrugge la tua capacità di concentrarti” scrive Grant.
Il termine era stato coniato anni prima dallo psicologo sociale americano Corey Keyes (2002) per descrivere il continuum della salute psicologica, dal “languishing” al “flourishing”, stato fiorente, positivo, una condizione in cui l’individuo esprime le sue potenzialità e vive pienamente la propria vita. Per Grant l'importanza  di dare un nome a questa condizione, riconoscerla e condividerla con gli altri è fondamentale per poterla affrontare, rivolgendosi all'occorrenza ad un esperto senza provare senso di vergogna o inadeguatezza.
COME SI PUO' CONTRASTARE  IL LANGUISHING ?
Per superare questo disagio, Grant suggerisce pratiche quotidiane basate sulla consapevolezza di sé e di quello che ci fa stare bene. Entra qui in gioco un concetto chiamato flow(flusso),che secondo lui potrebbe essere l’antidoto contro il languishing. Secondo lo psicologo, infatti, durante i primi mesi di pandemia, il miglior indicatore di benessere era il flow. In altre parole, le persone che si sono immerse maggiormente nei loro progetti sono riuscite a evitare questo senso di apatia e vuoto, e hanno mantenuto il loro equilibrio mentale pre-pandemico. Il flow infatti non è altro che quello stato di "abbandono sano" che ci fa perdere temporaneamente la cognizione del tempo e dello spazio e che si prova quando si viene “assorbiti” da qualcosa che ci piace particolarmente. Importante è quindi riuscire a ritagliarsi del tempo per se stessi, per fare quello che più ci gratifica e ci fa stare bene, aumentando il nostro Benessere e contrastando così il languishing e quel senso di vuoto che si porta dietro. Altri rimedi includono inoltre il concedersi un po’ di tempo senza interruzioni, iniziando e finendo, nel limite del possibile, un'attività, concentrando la propria attenzione su questa ed evitando quindi frequenti cambi (come succedeva durante il lock down dove passavamo per esempio dal lavoro alla cura dei figli spesso in modo caotico), fissandoci obiettivi piccoli e raggiungibili, uno alla volta, piuttosto che su una lunga lista di cose da fare.







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